Il naufragio

Siete pronti a salpare? Il mozzo è già mezzo sbronzo,
il mare è in tempesta, la chiglia malmessa,
il vento non smette di soffiare, la navigazione sconsigliata.
Il nostromo abbandona la chiatta, se ne tira fuori,
è piena di fori la sua carcassa, una cassa di vino
di quello buono da consumare in lieto convito
e poi via verso nuove e mirabolanti avventure.
Bah questi poeti, direte, che fanno?
Si vantano impavidi in mareggiate di frasi,
di conoscere il nostro presente, ma che vati, son vuoti,
vuoti che si vede da un miglio che non hanno stoffa.
Che vendono aria e cazzate, che tanto chi ancora li ascolta?
Ma cosa mi offrite? Facce contrite, impaurite, distanti.
Non resterete mica sulla banchina a guardare
l’orizzonte, a pensare volevo e non posso,
naufragar è dolce in questo mare di nulla e fuliggine,
mucillagini varie, scarichi tossici, nebbie di smog e catrame.
Niente, né Argo, né suon di fanfare, ma solo il naufragio vi aspetta,
il fioco bagliore, l’osceno presagio di ciò che è rimasto,
di quello che ancora ci resta da fare,
tessere trame, annodare parole a cappi di stagno.
E allora? Ancor vi aspettate i fiori del male,
umili tamerici, i mazzetti di viole, le albe velate di rosa,
il cielo stellato sereno e beato, da contemplare in silenzio.
-Niente più brilla, tra scogli e calcare, tra vetri e detriti
è lì che passiamo, pellegrini smarriti, in deserti riciclati,
e ancora ci illudiamo di aver coordinate, ma chi le ha mai avute.-
mi disse un anziano canuto, in mano una bussola
consunta da incurie ancestrali, -la vedi,
non ha punti cardinali, ma chi mai si è perso?-
Ma allora a che serve vagare?
Lui mi rispose nell’eco che inghiottì la notte
-A che serve vagare vagare vagare vagare vagare-

Una Risposta to “Il naufragio”

  1. costellazionisullasfalto Says:

    Intenso e pieno di domande con risposte difficili.

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